Terrazza Mascagni: un posto in prima fila sul mare
Il mio autoritratto evanescente
Per chi ama Livorno, Terrazza Mascagni è un luogo magico, il punto d'elezione dove la città bacia il mare. Costruita negli anni '20 e ampliata negli anni '30 del Novecento, questa elegante passeggiata con la sua iconica pavimentazione a scacchi bianchi e neri rappresenta un capolavoro dell'architettura razionalista, un punto d'incontro tra rigore geometrico e la vastità senza confini del mare.
A sinistra della terrazza si trovano i Bagni Pancaldi, un altro tesoro della città, un luogo carico di storia e ricordi per generazioni di livornesi. Mio padre, i miei zii e i miei nonni hanno trascorso qui intere estati, tra il cemento arroventato dal sole e la brezza salmastra che regalava sollievo nelle giornate più calde. Per chi vive a Livorno o per chi la ama, i Pancaldi sono più di uno stabilimento balneare: sono un monumento affacciato sul mare, una penisola artificiale dove tuffarsi, pranzare con lasagne e cannelloni sulle pedane davanti alle cabine, godersi il tramonto o ammirare il libeccio che solleva le onde nelle giornate d'inverno e d'estate.
Fotografare la Terrazza è diventato quasi un esercizio scontato: è forse uno dei soggetti più immortalati, sia da chi ci vive, sia da chi la visita per la prima volta. Ma fotografare dalla Terrazza è tutt'altra esperienza: è come avere un posto in prima fila davanti al mare, uno scenario sempre diverso, una tavolozza di colori infinita. Ogni angolo offre una nuova prospettiva, ogni sporgenza rivela scorci inaspettati che cambiano con la luce e il vento.
L'altro giorno, ho trovato la mia ispirazione in una pausa tra due eventi atmosferici contrastanti: il libeccio, ormai calato, aveva lasciato il mare in fermento, mentre all'orizzonte si addensavano le nubi di una perturbazione imminente. Cieli plumbei, onde agitate e improvvise lame di luce hanno creato uno scenario di rara bellezza, capace di trasformare la terrazza in un palcoscenico naturale dove il mare recitava la sua eterna, mutevole poesia.
Ho voluto concludere quella sessione fotografica con un autoritratto, in cui io stesso mi trasformo in un'ombra evanescente, un'anima sfiorata dal vento e dalla luce, proprio come quelle che amo ritrarre. Perché in fondo, sulla Terrazza Mascagni, siamo tutti spettatori e protagonisti di un teatro senza tempo, con il mare come unico, instancabile narratore.